RINASCIMENTO

Traduzione: Clarissa Maninetti

Poema epico di Claude Ferrandeix evocante il rinascimento italiano. Il trionfo di Venere come tema della pittura, la prominenza della città di Firenze...



Il Medioevo oscuro, si impegolava nei suoi Limbi
Nessun segno proveniva, dal Creatore assente.
L'attesa e il torpore, intirizzivano gli uomini
Che vanamente cercavano, il pallore di un'aurora
Da dove provenisse il raggio, dissipante le tenebre.

Ecco che pazientemente, si decriptano, dimenticate
Delle pergamene annerite, da degli ellenici segni.
Si ammira abbagliati, la pagana parola.
Poggio Bracciolini, scopritore, esploratore
Magellano dalla Mente, di cui le nuove terre
Sono Lucano, Plotino, Lucrezio e Virgilio, Omero
Sfoglia e trascrive, i preziosi documenti.
Dotte società, fini letterati parlanti Greco
Fanno germogliare, prosperare, il ritorno dei Classici.
Manuzio, tipografo, umanista, erudito
Propaga i suoi fogli, tali che alate rondinelle
Nel mondo annunciando, la primavera degli Antichi.
Miracolo, un giorno, dal suolo, che sventra un aratro
In una vigna si trova, un Laocoonte di marmo.
Si riesuma Apollo, non lontano dal Belvedere...
Ecco risuscitati, Prassitele e Zeusi.
Si relega Gesù, per glorificare gli dei.
Eccoli ristabiliti, quelli che si bandiva
Gli Olimpici maledetti, quelli che anatemizzava
L'indegna Gelosia, dei cristiani traviati.
Eccoli rianimati, eccoli ravvivati
Puri sotto l'immondo fango, che gli fu scaricato.
“Noi abbiamo schiacciato, la gotica bruttezza
noi abbiamo restaurato, le orde vitruviane”
La sorgente ieri inaridita, prepotentemente zampilla.
L'Antichità ritorna, illuminare gli umani.
Dio non è ancora defunto, ma è moribondo.
Il cristo messo al sepolcro non può risuscitare.
Si trascurano i santi, per nobilitare gli eroi.
La cattedrale austera, in tempio riappare.
Colonne e frontoni, invadono le città
Mentre si abbandonano, ogive e vetrate.
Il monaco pio si trasforma, in saggio filosofo.
La naiade slanciata, rimpiazza il gargouille.
Baccanale profano, e gioioso simposio
Fanno dimenticare la Cena, e la Natività.
La Scienza e la Ragione, domano la Religione.
L'oggettività vince, la fanatica Fede.

Ma ecco che allertato, dal risveglio luminoso
Vestigio del passato, rifiutando di morire
Avanza un arringatore, che l'odio divora
Dragone che sputa il suo fiele, su ogni bella immagine
Bestia immonda e puzzolente, infetto marciume.
Ma eccola braccata, poi presto scovata
Tremante davanti il fuoco, tale ad un agnello spaurito.
L'invidioso ruggito, diviene gemito.
Vile predicatore, Savonarola, infame
Riceve il castigo, che all'Arte destinava.

Venne Giotto, Prometeo, del linguaggio nuovo.
Palpabili sono i corpi, tangibili sono le facce
Poi ecco Masaccio, Mantega, Carpaccio
Il soffio dello spirito, discolpa gli uomini.
Il vortice dei sensi, spoglia le donne.
Lo spesso tessuto, pesante, inelegante
Diviene drappeggio fine, leggero e satinato
Poi tulle traslucido e organza trasparente.
Pienezza carnale, esaltazione dei corpi
si sfoggiano senza pudore, sulle tele dei maestri
Petti muscolosi, braccia nodose, fini spalle
Colli paffuti, cosce ben tornite, opulenti seni
Il pube ingenuo, il pene inoffensivo.
Gli angioletti, putti, serafini sfrontati
Sguazzano nei nembi, volano nei cieli
Banditi incantevoli, mascalzoni ridenti, piccoli briganti
Di cui i terribili tratti, invisibili all'occhio
Infondendo nel cuore, dolente veleno d'Amore
Non fanno colare del sangue, ma fanno sgorgare dei pianti.

Ecco che si impone, una divinità
Polposa, elegante, abbagliante, irradiante
Che detronizza Maria, triste ombra cancellata.
Venere liberatrice, dall'aria gaia
Soppianta la sua rivale, dal viso emaciato.
Venere, attraente, irresistibile, seducente
Venere dispensatrice, ai ferventi innamorati
Di tenere voluttà, e di infiniti godimenti.
Nascita di Venere, Trionfo di Venere
“Venere e Adone” “Venere con le Grazie”
“Venere anadiomede” e “Venere callipigia”
“Venere con Paride” “Venere con Psiche”
“Venere con Enea” “Venere con Anchise”
“Bagno di Venere e Marte” Il “Viaggio verso Citera”
“Venere e Marte” “Venere, accompagnata dalle Ore”
“Venere d'Urbino” “Venere e Vulcano” Venere
Sempre, ovunque, Venere, Venere, Venere, Venere.

“Noi ti doniamo, Venere appassionata dei fiori
Questo mazzo umilmente” dicono tre damigelle.
Perché mi date, signorine queste rose?”
“Perché ti amiamo, o tu, nostra dea”
“Perché volete farmi, questo regalo, voi, mie figlie?”
“Perché noi tre adoriamo, i tuoi occhi, i tuoi seni, la tua bocca”
Venere è ritornata, Venere è svestita.
Che tutti vedano sbocciare, la sua magnifica carne.
Che tutti, gioiosi, radiosi, sazino i propri desideri
Nel calice pieno, dei piaceri naturali.

*

Fra Angelico, monaco, dall'animo di cristallo.
Sensibilità, femminile, inasprita.
Fra Angelico, mare, diluvio, oceano d'oro
Nube d'oro, capelli d'oro, anelli d'oro, zecchini d'oro
Riccioli d'oro, tromba d'oro, sedile d'oro, chiave d'oro.
L'oro, l'oro, elevazione, l'oro, Materia e Pensiero
L'oro, metallo sublime, smaterializzato
L'oro, sontuosità, l'oro nobiltà e tenerezza.

Paolo Uccello, nero opaco contro bianco vivo
Pilastri, frontoni lattiginosi, etere fuligginoso
Capitelli lattescenti, firmamento nerastro.
Paolo Uccello, tenebre e luce.

Ghiberti, l'artigiano, riservato, modesto, umile.
“Porta del Paradiso” venti anni di lavoro
Venti anni, di caparbietà, di volontà
I giorni di chiara speranza, i giorni di triste dubbio.
Paziente e lento sforzo, interminabile sforzo.
La folla, sbalordita. L'omaggio, un immenso omaggio.
Ghiberti glorificato, Ghiberti incoronato.
Silenzioso, impassibile, tra le acclamazioni
L'uomo contempla infine, la sua opera terminata.
Delle lacrime nel suo occhio, improvvisamente scorrono.

Sandro Botticelli, tappezziere-pittore
“La primavera” stile ibrido, inclassificabile estetico.
Foresta incantatrice, dove degli esseri meditano.
Che cosa fanno? Chi sono? Perché sono in questo luogo?
Poesia pitturale, indicibile, ineffabile
Musica di colori, eccezionale, unica
Fittizia allegoria, di improbabili simboli
Ritmo dai tratti sinuosi, seducente, affascinante.

Il Vaticano. Raffaello, Scuola d'Atene.
L'uno tenendo il suo Timeo, l'altro serrando l'Etica
Platone mostra il Cielo, Aristotele la Terra
La spiritualità, di fronte al Materialismo.
Pensoso è Eraclito, isolato tra la folla.
Pitagora esplicita. Euclide al compasso traccia.
Tolomeo l'astronomo, un globo nella sua mano
Difende la sua teoria, che malmena Aristarco.
Diogene ripudiato, sui gradini si lascia cadere
schernendo il pensiero, di tutti i suoi congeneri.

“Sono paralizzato, da un dubbio invincibile.
Mi sento sopraffatto, dalla sterilità.
Non posso più tenere, il mio scalpello goffo
Nella mia mano tremante, spoglia di vigore”
“Vieni con me, riprenditi, riprendi fiducia.
Potrai spiegare, le tue ali da gigante
Sotto la volta lì in alto, al di sopra delle nostre teste”
Giulio II, Michelangelo, intesa fraterna
Giulio II, Michelangelo, indissociabile coppia.
Dio, la creazione, l'universo, L'Uomo e la Donna
quale soggetto colossale, avrebbe meglio soddisfatto
Questo Ercole dell'Arte, questo titano dell'affresco?

Il Veronese, chiarezza, leggerezza, finezza.
“Le nozze di Cana” festeggiamento invitante
Gesù, i cani smarriti, i santi, i festaioli
cantinieri e prelati, camerieri e principi
Francesco I, Carlo V, Maria d'Inghilterra.

Il Tiziano, magnifico, orgia di colori
Sensualità, dolcezza, dei toni, delle sfumature.
“Danae” polverio, patina, schizzo
“Danae” pioggia, zampillo, effusione.

Leonardo, tecnico, pittore e meccanico
L'uomo enciclopedico, spirito universale
Fontana d'invenzione, fiume di creazioni
Cadaveri sezionati, mulini ad acqua, carri armati
Macchine volanti, sottomarini, batiscafi...
Monna Lisa. Tenero sorriso, evanescente
Misterioso, magnetico, ossessivo, illusorio
Sorriso strano, indistinguibile, enigmatico.

Arcimboldo, ritratti, di selvaggina e verdura
La rapa è un mento, i capelli delle radici.
La ciliegia è un occhio, l'orecchio è fungo.
La latta di un grande piatto, diviene copricapo grottesco.

*

Rinascimento, immenso movimento, dispiegamento
Di cui Firenze è crogiolo, perno, sorgente, epicentro.
Firenze, anima e culla, che svezza i geni
Giotto, Benozzo Gozzoli, Ghirlandaio
Fra Filippo Lippi, Filippino Lippi.
Firenze ancora, Firenze, ancora, sempre, Firenze.
Donatello, Della Robbia, Pollaiuolo
Verrocchio, Lorenzo di Credi, Vasari.
Firenze ancora, Firenze, ancora, sempre Firenze.
Piero di Cosimo, Rosso Fiorentino
Del Santo, Pontormo, Tori, Perugino.
Spargendosi ovunque, i maestri italiani
verso Nord e verso Est, invadono l'Europa
Semi di Bellezza, di cui i frutti vigorosi
maturano al sole, o coperti dalla neve.
Simone Martini, Gentile Bellini
Fioramenti, Novi, Serlio, Torrigiani.
Si imitano e copiano, i loro sublimi capolavori.
Le città resistendo, ai lanzichenecchi feroci
Pacificamente si piegano, sotto il giogo degli artisti.
Lo scalpello, il pennello, convincono i monarchi
più della brutalità, della spada, delle palle di cannone.
Giovanni Dalmata, Chimenti Camicia
Di Quadro, da Maiano, da Rovezzano, Cellini...

Sulle rive dell'Arno, fu detto che la Cupola
gonfiandosi, confondendosi, alla celeste volta
Dai suoi raggi gloriosi, illuminava l'universo.

La Saga de l'Univers – © Claude Ferrandeix 2007
Traduzione Clarissa Maninetti 2014
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